PARROCCHIA SAN PANCRAZIO

1225-2025 Ottocentesimo anniversario della composizione del Cantico delle Creature di Francesco D’Assisi

Un canto di lode del Creato, il primo poema in italiano volgare, ma anche un inno, di cui quest’anno di misericordia, perdono, presa di coscienza della croce, unico e ultimo viatico per arrivare a Dio e alla vita eterna. Il Cantico delle Creature di San Francesco si celebrano gli 800 anni, è tutto questo. Dopo il centenario del primo presepio a Greccio e delle Sacre Stimmate a La Verna le famiglie francescane, unitamente alla diocesi e alla città di Assisi si preparano a celebrare l’anno del centenario del testo più conosciuto del Poverello.

Un uomo gravemente malato, quasi completamente cieco, consapevole di essere arrivato al termine della sua vita terrena, compone versi pieni di gratitudine per la bellezza della natura e il mistero della creazione. L’autore si chiama Giovanni, ma da tempo nessuno lo chiama così: dal suo dialogo con Dio scaturisce un vortice di parole, una danza di lode che, a otto secoli di distanza, non ha smesso di comunicare gioia, stupore, consolazione, luce, calore umano e divino. Non a caso il Cantico delle creature di Giovanni di Pietro di Bernardone — alias Francesco d’Assisi — è conosciuto anche come Cantico di frate sole. Con Francesco, alter Christus, “nasce al mondo un sole”, scrive messer Durante degli Alighieri nel suo poema in volgare più famoso; una stella che non smette di splendere, fissata in versi che continuano a parlarci con la loro schietta semplicità.  Non a caso, in questo scorcio di ventunesimo secolo un Papa — l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio — ha scelto il nome di Francesco una volta salito al soglio di Pietro, e ha scritto una lettera enciclica destinata al mondo a partire dall’incipit del Cantico. Dieci anni sono passati dall’uscita della Laudato si’ ma i temi trattati sono più attuali che mai. «Niente di questo mondo ci risulta indifferente» si legge all’inizio del testo, accanto alle parole dedicate a sora nostra morte corporale. La gioia di Francesco è nascosta dentro un apparente paradosso, nasce dall’accettazione di fratello dolore. Con il cuore spezzato dalle discordie che dividevano i suoi confratelli, ancora di più che dalla malattia, Francesco ci consegna un potente antidoto alla solitudine, il dialogo con Dio, regalandoci ottocento anni di gratitudine. (silvia guidi)

Il pastore di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, l’arcivescovo Domenico Sorrentino dice:

«Il Cantico va letto per intero, incalzati dal pressing ecologico, siamo tentati di fermarci a “madre Terra”, magari riportandone un’impressione idilliaca, quasi che, a idearlo, sia un Francesco che scoppia di salute e corre, un po’ romantico, su prati dorati come nel film di Zeffirelli. Ma la cruda evidenza delle ultime strofe dice un’altra verità: per capire il Cantico bisogna leggerlo fino in fondo, o forse addirittura cominciare dal fondo, dove lo scenario è quello di una umanità dolente, nell’anima e nel corpo, e persino a rischio perdizione, ma la prospettiva certa e possibile del perdono, della riconciliazione e della vita eterna danno sicura speranza». 

Il Cantico delle Creature , conosciuto anche come “Il cantico di Frate sole e Sorella Luna” è una poesia/lode a Dio, alla vita e alla natura che viene vista in tutta la sua bellezza e complessità.

Cantico delle Creature

Altissimo Onnipotente bon Signore
tue so’ le laude, la gloria et omne benedictione.
A Te, solo Altissimo se confanno
et nullo homo è digno Te mentovare.

Laudato si’ mi’ Signore
con tutte le tue creature
e spetialmente messer lo frate sole,
lo qual’è iorno e allumini per lui,
et ellu è bello cum gran splendore,
de Te Altissimo ha significazione.

Laudato si’ mi’ Signore
per sora luna e per le stelle,
per frate vento per aere et omne tempo
con cui tu dai a noi  sustentamento.
Per sora acqua, umile et casta,
per frate foco robustoso et iocundo.

Laudato si’ mi’’ Signore
per sora nostra madre terra
la quale ci sostenta e ci governa,
ci dona frutti e fiori ed erba;
per chi perdona per lo tuo amore,
per chi sostiene infermità, tribolazione.

Laudato si’ mi’ Signore
per sora morte corporale,
da cui null’omo vivente può scampare.
Ma guai a chi troverà nelli peccati!
Beati quelli che troverà
nelle santissime tue voluntate.

Laudate et benedite
et rengratiate il mio Signore,
servite a Lui cum grande umilitate.
Laudate il mio Signore.

Parafrasi

Altissimo, onnipotente, buon Signore,
tue sono le lodi, la gloria e l’onore e ogni benedizione.
A te solo, Altissimo, si confanno
e nessun uomo è degno di ricordarti.
Laudato sii, mio Signore, con tutte le tue creature,
specialmente messèr fratello sole,
il quale diffonde la luce del sole, e tu ci illumini per mezzo suo
e lui è bello, raggiante con gran splendore;
di te, Altissimo, reca il significato.
Lodato sii, mio Signore, per sorella luna e le stelle;
le hai formate in cielo chiare e preziose e belle.
Lodato sii, mio Signore, per fratello vento,
e per ogni movimento del vento, per il nuvolo, il sereno e ogni tempo
per il quale alle tue creature dà i sostegno.
Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua,
che è molto utile, umile, preziosa e casta.
Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco,
per il quale illumini la notte,
ed egli è bello, giocoso, robusto e forte.
Lodato sii, mio Signore, per sorella nostra madre terra,
la quale ci sostenta e governa,
e produce diversi frutti, con fiori colorati e erba.
Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano grazie al tuo amore,
e sostengono malattie e guai.
Beati quelli che sopporteranno in pace,
che da te, Altissimo, saranno ricompensati.
Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella morte corporale,
dalla quale nessun uomo che viva può scappare.
Guai a quelli che morranno in peccato mortale;
beati quelli che troverà nelle tue santissime volontà;
che la seconda morte non gli farà male.
Lodate e benedite il mio Signore e ringraziate,
e servitelo con grande umiltà. Amen

Cantico delle creature: significato e analisi

Il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi non è, come può apparire, un’opera ingenua e spontanea, ma al contrario ha un fondo di cultura. Il componimento si ispira ai modelli biblici ed evangelici , infatti si presenta in prosa ritmica (sono poche le rime) rimandandoci alla litania. Il Cantico delle creature vuole essere un salmo in volgare, destinato ad essere cantato in pubblico, ma la lingua non è dialettale e aspira invece a un volgare illustre: così il testo acquista oltre al valore pratico anche quello letterale.

Il punto di partenza del Cantico delle creature non può essere che Dio, che viene lodato in base a ciò che ha creato: le cose quindi sono considerate sia in sé, sia in relazione con Dio. San Francesco non esalta perciò la natura di per sé, ma non respinge nemmeno il mondo terreno come è proprio di altre tendenze religiose del Medioevo, che insistono sul “contemptus mundi”, anzi esalta la bellezza del creato in quanto porta “significatione” di Dio stesso. All’interno di questo nuovo senso di percepire il creato San Francesco nel Cantico delle creature mostra anche un diverso modo di valutare il corpo, che assume una dignità nuova e si libera da falsi pudori, testimonia la riconciliazione tra corpo e anima e rivaluta la bellezza fisica. Il rapporto tra anima e corpo, simbolicamente Dio e uomo, trova una perfetta sintesi nella vita terrena di Cristo, la cui imitazione sarà il modello della religiosità di San Francesco e dei suoi seguaci.

Bisogna considerare inoltre un altro punto di vista: nel Cantico delle creature San Francesco loda il creato anche in relazione all’uomo in quanto a lui utile; d’altra parte, però, se per le creature la lode è incondizionata, tra gli uomini (essendo le uniche creature destinate alla salvezza o alla dannazione) sono lodati solo “quelli ke perdonano”.

Nel Cantico delle creature l’ultima lode è dedicata alla morte corporale: essa è avvicinata come sorella e accettata nella sua naturalità. In questo modo San Francesco d’Assisi si libera dal terrore della “prima morte”.

Ben diverso è il suo atteggiamento nei confronti della morte dell’anima: l’inno appare infatti diviso in due parti.

Se nella prima troviamo la gioia e l’ottimismo che abbracciano la natura, nella seconda si ha una specie di predica ai peccatori, una minaccia per gli uomini che, non vivendo in armonia con Dio (e quindi con la natura e con gli altri uomini che ne sono sua immagine) incorreranno nella dannazione.

Sembra che San Francesco abbia profetizzato le conseguenze dello sfruttamento della natura e degli uomini, e che volesse ricordare agli uomini la semplicità dei bisogni umani: per questo quello che è considerato il primo testo della letteratura italiana in realtà non ha tempo, e nessuna “modernizzazione” potrà mai alterare il suo significato.